Standard di rendicontazione di sostenibilità: GRI, ESRS e VSME
In un contesto in cui la sostenibilità è sempre più integrata nelle strategie d’impresa e nei requisiti normativi europei, la rendicontazione ESG (Environmental, Social, Governance) rappresenta oggi uno strumento fondamentale per misurare, comunicare e migliorare le proprie performance complessive.
Le imprese sono chiamate a rispondere alle crescenti richieste di trasparenza da parte di clienti, investitori e istituzioni e per farlo possono adottare standard di rendicontazione riconosciuti a livello comunitario e internazionale.
In Europa, i tre principali riferimenti per la rendicontazione di sostenibilità sono:
- GRI (Global Reporting Initiative), lo standard volontario più diffuso a livello globale;
- ESRS (European Sustainability Reporting Standards), lo standard comunitario a cui sono obbligati le imprese soggette alla Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive);
- VSME (Voluntary Sustainability Reporting Standard for SMEs), lo standard comunitario pensato per le PMI che intendono avviare percorsi di rendicontazione semplificati.
GRI – Global Reporting Initiative
Il Global Reporting Initiative (GRI) rappresenta lo standard di riferimento internazionale per la rendicontazione di sostenibilità. Nato alla fine degli anni ’90 con l’obiettivo di promuovere la trasparenza delle organizzazioni rispetto agli impatti generati sull’ambiente e sulla società, il GRI è stato il primo framework a proporre un modello strutturato e comparabile di sustainability reporting.
Prima dell’introduzione della Direttiva CSRD, l’ampia maggioranza delle aziende – comprese quelle soggette alla precedente Non-Financial Reporting Directive (NFRD) – faceva riferimento proprio agli standard GRI per redigere i propri bilanci di sostenibilità.
Struttura degli standard GRI
L’ultima revisione del GRI , pubblicata nel 2021, ha introdotto un’impostazione modulare e più flessibile, pensata per adattarsi ai diversi contesti organizzativi e ai cambiamenti normativi in corso.
Gli standard sono articolati in tre livelli principali:
- Standard Universali (GRI 1,2 e 3)
Definiscono i principi di rendicontazione, le informazioni generali sull’organizzazione (profilo, governance, politiche, stakeholder) e la metodologia per identificare i temi materiali, ovvero gli impatti più significativi. - Standard Tematici (serie 200 – Economici, 300 – Ambientali, 400 – Sociali)
Approfondiscono gli impatti connessi a ciascun ambito ESG: dalle performance economiche alla gestione delle risorse naturali, fino ai diritti dei lavoratori e alle relazioni con la comunità. - Standard Settoriali
Forniscono indicazioni specifiche per i comparti a maggiore impatto, come carbone, energia, agricoltura, o minerario. Ulteriori standard settoriali sono attualmente in fase di sviluppo.
Pur essendo di natura volontaria, il GRI è oggi lo standard più adottato al mondo.
La sua forza risiede nella completezza e nella flessibilità: permette di coprire un’ampia gamma di temi, favorendo la comparabilità dei dati e la credibilità del reporting.
Il GRI è utilizzato anche come base metodologica per sviluppare nuovi standard, inclusi gli stessi ESRS europei, ad ulteriore conferma del suo elevato riconoscimento internazionale.
ESRS – European Sustainability Reporting Standards
Gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) rappresentano un cambio di paradigma per il reporting di sostenibilità in Europa.
Introdotti dall’Unione Europea con la Direttiva CSRD (2022), gli ESRS rendono la rendicontazione ESG un obbligo per migliaia di imprese europee, con l’obiettivo di garantire trasparenza, comparabilità e affidabilità dei dati di sostenibilità.
Frutto di un lavoro tecnico condotto da EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) e adottati ufficialmente dalla Commissione Europea il 31 luglio 2023 , gli ESRS segnano l’avvio di un nuovo approccio integrato, in cui la sostenibilità entra a pieno titolo nella gestione e nella comunicazione delle performance aziendali, in allineamento a quella delle informazioni finanziarie.
Struttura degli ESRS
L’attuale set di standard approvato dalla Commissione è composto da 12 ESRS, organizzati in due blocchi:
- 2 Cross-cutting standards (ESRS 1 e ESRS 2)
Forniscono i principi generali, le definizioni e i requisiti trasversali applicabili a tutte le imprese. L’ESRS 1 definisce la logica di rendicontazione, mentre l’ESRS 2 individua le informazioni obbligatorie comuni (policy, azioni, target, metriche e governance). - 10 Topical standards, articolati secondo le tre dimensioni ESG:
- Ambientali (E1–E5): Cambiamento climatico, inquinamento, risorse idriche e marine, biodiversità ed ecosistemi, uso delle risorse ed economia circolare.
- Sociali (S1–S4): Forza lavoro propria, lavoratori nella catena del valore, comunità locali e consumatori.
- Governance (G1): Condotta delle imprese.
Questa architettura consente una rappresentazione sistematica e granulare degli impatti, rischi e opportunità (IROs) che l’impresa deve identificare e comunicare secondo il principio della doppia materialità, uno degli elementi distintivi della CSRD.
L’obiettivo è creare una base dati comune europea, capace di dialogare con gli investitori e con i mercati finanziari globali, facilitando la transizione verso un’economia sostenibile e competitiva.
Oltre a rispondere a un obbligo normativo, gli ESRS offrono alle imprese un potente strumento gestionale. A differenza dei GRI rendono infatti più urgente per le imprese lo sviluppo di strategie e pratiche di sostenibilità, incentivando una maggiore integrazione nei processi aziendali.
In questo quadro è necessario evidenziare che il cosiddetto Pacchetto Omnibus, pubblicato nel febbraio 2025 dalla Commissione Europea e attualmente in discussione a livello europeo, prevede una revisione sostanziale degli standard ESRS, con l’obiettivo di semplificarne la struttura e rendere la rendicontazione più proporzionata alle dimensioni e alla complessità delle imprese. La proposta di revisione presentata da Efrag, non ancora definitiva, prevede una riduzione dei set completi di rendicontazione —obbligatori e volontari— pari al 68%.
VSME – Voluntary Standard for SMEs (PMI)
Il VSME (Voluntary Sustainability Reporting Standard for non-listed SMEs) nasce per rispondere a un’esigenza concreta: permettere anche alle PMI di avviare percorsi di rendicontazione di sostenibilità in modo graduale, proporzionato e accessibile.
Elaborato da EFRAG in allineamento con gli standard europei ESRS, il VSME è stato pubblicato nella sua versione definitiva nel 2024.
Attraverso un approccio semplificato alla rendicontazione, il VSME consente alle PMI di rispondere alle richieste degli stakeholder, accedere più facilmente a finanziamenti e bandi che richiedono criteri ambientali e sociali documentabili, e migliorare la gestione interna dei dati e dei processi legati alla sostenibilità.
Rappresenta un ponte tra la rendicontazione volontaria e i requisiti normativi europei: uno strumento particolarmente indicato per quelle PMI che, pur non essendo obbligate alla rendicontazione, hanno l’esigenza di iniziare a raccogliere e comunicare le proprie informazioni ESG.
Struttura dei VSME
Lo standard è concepito secondo una logica graduale e si articola in due moduli: un Modulo Base obbligatorio, e un Modulo Comprehensive facoltativo per chi desidera fornire ulteriori informazioni.
- Modulo Base: comprende 11 requisiti di divulgazione suddivisi in 4 aree:
- Informazioni generali: B1 e B2 (“Basis for preparation” e “Practices, policies and future initiatives for transitioning towards a more sustainable economy”).
- Environmental: B3, B4, B5, B6, B7 (“Energy and greenhouse gas emissions”, “Pollution of air, water and soil”, “Biodiversity”, “Water”, “Resource use, circular economy and waste management”).
- Social: B8, B9, B10 (“Workforce – General characteristics”,”Workforce – Health and safety, force” – “Remuneration, collective bargaining and training”).
- Governance: B11 (“Convictions and fines for corruption and bribery”).
- Modulo Comprehensive: include ulteriori 9 requisiti di informativa per le PMI che intendono fornire un quadro ESG più dettagliato.
- Informazioni generali: C1 e C2 (“Strategy: Business Model and Sustainability – Related Initiatives” e “Description of practices, policies and future initiatives for transitioning towards a more sustainable economy”).
- Environmental: C3 e C4 (“GHG reduction targets and climate transition” e “Climate risks”).
- Social: C5 e C6 (“Additional (general) workforce characteristics” e “Additional own workforce information – Human rights policies and processes”).
- Governance: C7 (“Severe negative human rights incidents”).
Conclusioni
Gli standard GRI, ESRS e VSME rappresentano strumenti essenziali per guidare le imprese nella misurazione e comunicazione dei propri impatti di sostenibilità. Il GRI offre un linguaggio globale consolidato, gli ESRS (nella versione attuale, in attesa della revisione operata nell’ambito del Pacchetto Omnibus) assicurano completezza e conformità nel contesto europeo, mentre il VSME fornisce alle PMI un percorso semplificato su misura verso la trasparenza ESG.
Le imprese che intendono adottare un percorso di rendicontazione hanno a disposizione un set solido e variegato di standard a cui far riferimento: quelle che intendono rafforzare la fiducia degli stakeholder, migliorare la gestione dei dati e posizionarsi in modo competitivo in un mercato sempre più orientato alla sostenibilità e alla performance ESG, possono sicuramente scegliere la soluzione di reporting più appropriata rispetto alle proprie esigenze.
